Riflessioni

VI Domenica di Pasqua – 14 Maggio 2023

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode. R.

Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome». R.

Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.

Seconda Lettura

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore.

RIFLESSIONE

1. Vangelo

Nel contesto dell’ultima Cena Gesù tiene i discorsi dell’addio. Nell’imminenza  della sua morte, Gesù coglie la tristezza dei discepoli, provocata dal suo annuncio che presto se ne sarebbe andato; viene  incontro all’agitazione dei discepoli smarriti; li conforta con la promessa dello Spirito.

io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito.”

Lo Spirito è chiamato Paraclito”; è il Consolatore,  colui che è chiamato in aiuto dell’accusato in tribunale; l’assistente legale o avvocato chiamato per essere accanto.

In prossimità della sua morte, lo Spirito è una presenza rassicurante per i discepoli che avevano paura di essere lasciati soli: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi”.

2. Riflessione.

L’annuncio che presto se ne sarebbe andato rende tristi i discepoli.

Avevano paura di essere lasciati soli.

La paura dei discepoli di restare soli è la paura di ogni uomo che prima o poi si trova solo davanti al suo destino.    … le lacerazioni affettive, la perdita del lavoro, le ingiustizie, la malattia, la morte. La solitudine è la condizione dell’uomo nel mondo.

3. Cesare Pavese, La casa in collina, 1949.

Siamo al tempo del secondo conflitto mondiale e della Resistenza. Corrado, il protagonista, è un docente torinese che per sfuggire ai bombardamenti che imperversano nella città si è trasferito in collina; 

si interroga sul suo impegno civile in un drammatico frangente storico; si limita ad osservare da spettatore la barbarie della guerra che devasta il mondo delle Langhe, …

Alla fine del romanzo Corrado, protagonista del romanzo, incappa in un’imboscata partigiana e la vista dei cadaveri dei fascisti gli suggerisce amare riflessioni sul senso della guerra e dell’esistenza umana.

Corrado, il protagonista narratore, rappresenta l’ineluttabilità della solitudine:

“Succede a tutti -continuai- Si passano insieme dei mesi, degli anni, poi succede. Si perde un appuntamento, si cambia casa, e uno che vedevi tutti i giorni non sai nemmeno più chi sia. Tutti un bel giorno siamo soli. (…) Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli”.

Pavese segnala un’ultima, invincibile solitudine che vige nel cuore di ogni uomo.

4) Attenti.

Come vincere la solitudine e la paura?

Fino ad un certo punto la comunità o il grande amico ti aiuta a superare la solitudine e la paura;

oltre un certo livello, davanti alla malattia, alla morte …, neanche il grande amico o la comunità ti possono aiutare. Ad un certo punto, neanche più tua madre o tuo padre, e neanche il tuo migliore amico. Ad un certo punto tutti cedono, tutti siamo travolti dalla paura, … come accadde ai discepoli. …  … Ci vuole un’altra cosa.

5) N. B.

Lo Spirito mandato nel mondo dal Padre rende l’uomo battezzato capace di stabilire un legame così possente con Cristo più forte di ogni paura e di ogni solitudine.

Lo Spirito Consolatore è lo Spirito del Risorto, promesso da Cristo e mandato nel mondo.  

Egli vince ogni paura.

6) Dipinto:

Vincent van Gogh,  Vecchio che soffre, 1890, Otterlo.

Un uomo seduto, chinato in avanti, si copre il viso con i pugni.

Il dipinto è espressione dello stato d’animo dell’artista. 

Van Gogh era un uomo dalla salute mentale precaria e subì diversi ricoveri in ospedale psichiatrico.

Realizzato in un periodo di convalescenza dopo una grave ricaduta dello stato di salute mentale e a pochi mesi dalla sua morte per una ferita da arma da fuoco, probabilmente autoinflitta.

Attraverso la pittura esprimeva il disagio e la sofferenza della propria vita.

I colori scuri, blu e marrone, trasmettono un senso di tristezza e di solitudine. 

Pompeo Girolamo Batoni, Dio Padre.

Pittoreitaliano del ‘700, ebbe fama internazionale.

La colomba dello Spirito Santo (inviato dal Padre). Fin quasi dagli albori del Cristianesimo la colomba, che ha una natura dolce e mite, è stato un simbolo dell’intervento divino.

I primi cristiani erano consapevoli di aver ricevuto un dono (lo Spirito) che dava una sicurezza di vita capace di emergere davanti a qualsiasi avversità; capace di vincere ogni solitudine.

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