LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
R. Il Signore è bontà e misericordia.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. R.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore, chi crede in me non morirà in eterno.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.
RIFLESSIONE
1.Vangelo.
La Resurrezione di Lazzaro.
Le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, gli mandarono a dire: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”.
Quando giunse, Gesù disse a Marta, che gli andò incontro e riferiva della morte del fratello: «Tuo fratello risorgerà».
Gesù rivela che ha il potere di ridare la vita a chi crede: «chi crede in me, anche se muore, vivrà”.
Gesù si commosse, scoppiò in pianto, si recò al sepolcro e ordinò:
«Togliete la pietra!» Superando le obiezioni di Marta che gli ricorda che è lì da quattro giorni, gridò a gran voce:«Lazzaro, vieni fuori!» … «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
2. Riflettiamo.
Gesù restituisce Lazzaro alla sua precedente esistenza terrena liberandolo dalla morte.
La morte è il segno supremo della nostra fragilità. Ci turba, ci inquieta. Essa chiude in modo inesorabile la storia della persona.
3. Lucio Anneo Seneca, Consolazione a Polibio, Ad Polybium de consolatione, I sec.
Ministro dell’imperatore Claudio, Polibio aveva fra i suoi compiti quello di esaminare le richieste di grazia che venivano rivolte all’imperatore; Seneca, in esilio (perché sospettato di aver preso parte ad una congiura), rivolse a Polibio una consolazione in occasione della morte del fratello e anche una richiesta di grazia nella speranza di poter tornare a Roma.
Il testo si apre con un tema frequente in Seneca: tutto ciò che esiste è destinato alla fine, così le grandi opere umane, così le città, così l’universo intero. A questa legge fatale non sfugge l’uomo. Anche la morte del fratello di Polibio è “parte della catastrofe che incombe sul Cosmo”.
“Niente dura sempre, poche cose a lungo; varia solo il loro modo di essere fragili, il loro modo di finire, ma tutto ciò che ha avuto un inizio avrà anche una fine”.
Nel libro dei Dialoghi, Il De brevitate vitae scrive:
“Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili”.
Col passare del tempo si diventa consapevoli della propria fragilità e dei propri limiti …
4. Attenti.
Una misteriosa promessa di vita è fatta all’uomo prigioniero della sua fragilità.
Cristo ha il potere di donare la vita a chi l’ha perduta.
Per darci la vita per sempre ci fa passare attraverso la morte.
Questa mortificazione – questo sacrificio – è condizione per la vita.
Attraverso il dolore, attraverso il sacrificio della nostra vita, attraverso la nostra generosità, attraverso la nostra mortificazione, nasce la vita.
5. N. B.
Cristo rivela il significato misteriosamente positivo del sacrificio.
Se vuoi costruire ci vuole il sacrificio.
Pensate all’amore tra un uomo e una donna: è proprio la capacità di mortificazione che dà vita al rapporto, e libera questo rapporto dalla menzogna che porta alla morte, cioè alla fine del rapporto.
Perché il rapporto sia vero, ci vuole il sacrificio.
Se non c’è sacrificio non c’è verità: tenetelo a mente.
(*Per i prossimi sposi): se vuoi che questo amore duri per sempre, devi inzupparlo di sacrificio; devi tagliare tutto ciò che non c’entra col volto della tua ragazza o del tuo ragazzo.
Si chiama fedeltà: figlia del sacrificio.
6. Dipinto:
Giotto, Il Compianto sul Cristo morto, 1303–1305, Padova, Cappella degli Scrovegni.
La Cappella degli Scrovegni, capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo, è considerato il ciclo più completo di affreschi realizzato dal grande maestro toscano nella sua maturità.
La Cappella è stata affrescata su incarico di Enrico degli Scrovegni ricchissimo banchiere patavino.
La scena, la più drammatica dell’intero ciclo, è una delle più celebri.

Giotto infonde una tale drammaticità da farcene pervenire quasi il lamento.
Gesù è adagiato, abbracciato dalla madre che, in maniera toccante, avvicina il proprio volto a quello del figlio.

Il sacrificio di Cristo è l’iniziativa di Dio per liberarci dalla morte.
Il sacrificio nostro è partecipare all’iniziativa di Dio.

Con questi sentimenti andiamo a celebrare i giorni della passione.
In sottofondo da “Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce” di Joseph Haydn, Introduzione. (1787)