LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
R. Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo; dammi dell’acqua viva, perché io non abbia più sete.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».
I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.
RIFLESSIONE
1. Vangelo.
Terza di Quaresima. L’incontro tra Gesù e la Samaritana.
Nell’ora più calda del giorno Gesù affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Giunge una donna samaritana che si è recata al pozzo per attingere acqua. Lui le dice: “Dammi da bere”.
La donna resta sorpresa: Come mai ..?… Lui, giudeo, si rivolge a una donna, samaritana …
Ma poi è lui ad offrire un’acqua che toglie la sete per sempre. («Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva»).
C’è un capovolgimento .. – gli dice la donna: “Signore, dammi quest’acqua”.
Le posizioni si sono invertite: ora è la donna a chiedere l’acqua.
Segue un lungo colloquio … nel quale Gesù rivela di conoscere la sua vita, anche gli aspetti più intimi ( hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito …). La donna, sempre più sorpresa, capisce: “Vedo che tu sei un profeta!”. Continuando ancora il dialogo ella aggiunge: “So che deve venire il Messia, .”.
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
2. Riflettiamo.
La donna Samaritana è simbolo della nostra umanità.
E’ l’emblema di ogni uomo che non trova mai soddisfazione.
C’è in noi una sete, una mancanza. Non siamo contenti di noi stessi.
Siamo alla ricerca continua di esperienze che non saziano e che ci deludono.
… e non crediamo più di poter trovare una risposta alla sconfinata domanda del cuore.
Ma può accadere l’incontro che cambia la vita.
Davanti a quell’uomo la samaritana riconosce la propria miseria. Primo passo del cambiamento.
3. Victor Hugo, I miserabili, 1862.
I miserabili è un romanzo storico fra i più popolari e letti della sua epoca.
I suoi personaggi appartengono agli strati più bassi della società francese dell’Ottocento, i cosiddetti “miserabili”: persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà.
Jean Valjean è uno dei tanti “miserabili” descritti nel romanzo. Ex galeotto …
Uscito di prigione dopo una condanna ventennale ai lavori forzati a causa di un furto commesso per fame, sempre braccato dalla legge.
All’uscita dal carcere si trova a vagabondare per diversi giorni vedendosi chiudere in faccia ogni alloggio ed ogni opportunità a causa del suo passato di galeotto. Questa situazione disperata lo porta ad una fredda malvagità d’animo.
Resta turbato dal perdono ricevuto dal vescovo Mons. Myriel a cui ha rubato le posate d’argento. Catturato dalla polizia viene portato dal Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che quelle posate fossero in realtà un dono, e anzi lo rimprovera di non avere preso anche i candelabri d’argento … Ma Valjean, rilasciato dopo la cattura, commette un nuovo furto; ruba una moneta d’argento ad un bambino. Sarà solo dopo questo ultimo furto, compiuto ai danni d’un bambino, che giunge a un auto-esame.
Seguendo l’esempio del caritatevole vescovo matura la decisione di cambiare vita.
“Sono un miserabile!” egli si vedeva già nella sua realtà ed era a tal punto staccato da se stesso che gli pareva di non esser più che un fantasma e di aver dinanzi a sé, in carne e ossa, l’orrendo galeotto, Jean Valjean. Fu dunque una visione; egli vide veramente dinanzi a sé quel Jean Valjean, quella figura sinistra; fu lì lì per domandarsi chi fosse quell’uomo e ne ebbe orrore».
Comprende la sua colpa e giunge a rifiutare quella parte di sé che non può più accettare …
Osserva.
Il riconoscimento della propria miseria è la strada attraverso cui Cristo ci richiama a sé.
Si chiama conversione.
4. Attenti
In Quaresima i Vangeli presentano il volto inconfondibile di Cristo.
Con Cristo una presenza nuova è entrata nel mondo; bussa alla porta, ci scuote dal sonno.
Di fronte a questa presenza così delineata, noi dobbiamo una risposta.
Questo Tu significa il cambiamento della nostra vita.
5. Nota bene
Il cambiamento della vita non viene dall’osservanza delle regole o delle leggi da rispettare.
Il cambiamento inizia davanti a Cristo; lì cominci a provare dolore per il male commesso; lì inizi a cambiare.
Questa è l’origine della conversione: la sua Presenza.
Dipinto:
Mattia Preti, Samaritana, 1660, Palermo
È detto anche il Cavaliere Calabrese perché nato in Calabria; fatto cavaliere dal papa; uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana.

Cristo indossa una tunica rossa ed un mantello blu;
con l’indice alzato irrompe nella vita della donna samaritana.

Una luce bianca, splendente ricade sulla carnagione lattea della Samaritana che ha i capelli color rame.
Gesù indica la brocca della donna.

L’incontro con quell’uomo che gli chiede da bere è l’inizio di un turbamento che cambierà tutta la sua vita.

La vita cambia non per una tua decisione, ma perché ti accorgi di quello lì …;

Se lo guardi, solo se lo guardi: oggi, domani, tutti i giorni …

ti ricordi del male commesso … ti viene quasi da piangere … ti trovi cambiato.