LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro del profeta Sofonìa
Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore.
«Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele.
Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
R. Beati i poveri in spirito.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Alleluia.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore.
RIFLESSIONE
1.Vangelo
Il vangelo delle beatitudini.
Gesù salì sul monte: si pose a sedere; annuncia le beatitudini; la prima di esse è la più nota: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.
I poveri sono beati perché per loro c’è una bella notizia:“Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
2. Riflettiamo.
Le beatitudini provocano un certo disagio. Coloro che agli occhi del mondo sono infelici, secondo il vangelo sono beati.
3. Attenti!
Le beatitudini contestano uno stile di vita che avvelena l’uomo.
Sono una denuncia di quei modelli di vita che oggi illudono l’uomo.
Ciò che per l’uomo sembrerebbe felicità rivela la sua natura di illusione e di inganno.
4. Ludovico Ariosto
Per molti aspetti viviamo un’epoca simile a quella del primo cinquecento. Un passo tratto dal poema cavalleresco l’Orlando Furioso, edizione definitiva nel 1532, cap. 4 di Ludovico Ariosto (1474-1533)riflette quel mondo.
Il mago Atlante, affezionato tutore di Ruggero, –che alla fine diventa paladino di Carlo Magno– teneva prigioniero il giovane in un castello incantato.
Atlante edifica un luogo di delizie per custodirvi Ruggero, da lui allevato, e così preservarlo da un destino glorioso ma tragico (sarebbe morto 7 anni dopo il matrimonio e allora il mago cerca di tenerlo lontano dalla donna da sposare).
Per trattenere il paladino, il mago ha accumulato nel castello tutti i piaceri del mondo:
è tutto in quella rocca:
suoni, canti, vestir, giuochi, vivande,
quanto può cor pensar, può chieder bocca.
Ruggero si diverte ma in fondo è triste perché gli manca il bene supremo che è la libertà.
Alla fine dell’episodio, infatti, vi sono molti cavalieri e donne che si rattristano.
Il poeta ritrae un amaro ritratto della società del suo tempo.
Ariosto, con ironia e con bonario distacco, sorride … gli uomini cercano invano la felicità negli idoli del mondo.
5. … il nostro mondo …
Viviamo in un mondo frastornato; sembra il castello incantato descritto da Ariosto; c’è tutto per ubriacare l’uomo; la televisione propone veline e corpi mercificati,… e poi ci sono concerti, discoteche, stadi, pub, piazze affollate che spesso nascondono droghe e veleni.
6. Nota Bene
E’ possibile in questo mondo accogliere e vivere le beatitudini?
Solo chi diventa amico di “quello lì” può vivere le Beatitudini e iniziare una strada che porta alla felicità.
Immaginate i primi che lo hanno incontrato; ascoltavano le sue parole e hanno cominciato a vivere quello che lui diceva.
Cominciavano a vivere una vita senza falsità, senza doppiezza, senza calunnia, senza violenza: era un’altra vita. Cominciavano da chi era più vicino: la moglie, i figli, i compagni di lavoro …
A sera, dopo una giornata così, si sentivano uomini veri: in una parola più uomini.
Guardavano in faccia la propria donna con un’altra dignità, un’altra statura. Quando ritornavano da Lui erano contenti; avevano il cuore pieno di soddisfazione.
Si sentivano stanchi per aver lavorato, ma certi che la vita era un cammino alla felicità.
Erano lieti di questa nuova vita e non perché avessero beni, ricchezze o particolari godimenti.
Essi sentivano di essere il popolo delle beatitudini: “Gente che non ha nulla e invece possediamo tutto”. (San Paolo, Seconda lettera ai Corinzi 6,10: “Siamo ritenuti gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!”).
Dipinti:
– Sandro Botticelli, part. La Madonna della melagrana,1487, Galleria degli Uffizi a Firenze. L’ovale del volto idealizzato della Vergine rimanda al volto di Simonetta Vespucci.

Ritenuta dai suoi contemporanei come la più bella donna vivente – la senza paragoni- , fece da modella a Sandro Botticelli (La Nascita di Venere, La Primavera e numerosi altri dipinti …). Corteggiata da Giuliano de’ Medici- il fratello minore di Lorenzo il Magnifico -, fu amata anche dal Botticelli che ne fece la sua Musa, rendendola eterna nei suoi più famosi dipinti; il pittore volle essere sepolto accanto a lei, morta di tisi all’età di ventitré anni.

Un modello di vita ridotto alla sola ricerca del piacere e del divertimento illude. L’uomo si scopre infelice quando pone come proprio fine ultimo non Dio ma l’idolo.

La Madonna è veramente beata; ha posto la sua fiducia solo in Dio.