LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal libro del Siràcide

Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale

R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
 
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
 
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.
 

Seconda Lettura

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia. Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

RIFLESSIONE

1.Vangelo.

Una parabola: Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

I Farisei erano un gruppo religioso molto stimato a motivo della loro adesione rigorosa alla legge di Mosè. Invece i pubblicani erano ebrei che collaboravano con l’Impero romano, riscuotendo per conto dell’imperatore le tasse, spesso con relativa tangente, e godevano di una fama pessima. Venivano considerati peccatori pubblici.  

Mentre il fariseo si vanta di essere giusto, il pubblicano si batte il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 

Segue il ribaltamento della situazione; “questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato”.

2. Riflettiamo.

Viene giustificato il peccatore che umilmente chiede perdono … e non l’orgoglioso fariseo che crede di essere giusto.

Il presuntuoso fariseo attende la salvezza come un premio per il dovere compiuto.

N.B.

L’uomo non ha nulla da vantare. Può solo chiedere. Può solo inchinarsi davanti a Dio e chiedere.

3. Charles Péguy (+1914). Dalla Nota congiunta su Cartesio e la filosofia cartesiana del 1914, uscito postumo.

Scrittore e poetafrancese. Di modeste origini, sua madre era impagliatrice di sedie, mentre suo padre era morto pochi mesi dopo la sua nascita. Morì in combattimento durante la Prima guerra mondiale. Veniva da un ambiente cattolico popolare e a un certo momento perse la fede che la madre gli aveva trasmesso da piccolo. In quegli anni incontra una ragazza, atea ed ebrea, e si innamora; diventerà sua moglie. Dopo il periodo di avversione alla fede, si riscopre cattolico.

Péguy era un credente irregolare: non era sposato in chiesa e non poteva battezzare i suoi figli perché sua moglie, atea ed ebrea, si opponeva; non poteva avvicinarsi ai sacramenti. […]  Gli amici devoti lo richiamavano al rispetto delle regole della chiesa. … magari lasciare la moglie (!) …                                          

Egli scrive contro i farisei di ieri e di oggi che insegnano che ci si salva con il rispetto delle regole.

I chierici presumono di essere giusti perché osservano le pratiche religiose.      

In quegli anni nessuno ha parlato in maniera così cristiana come questo grande uomo.

Péguy scrive parlando del partito dei nuovi farisei: 

“Poiché non mancano di niente non si dà loro ciò che è tutto. 

La stessa carità di Dio non medica colui che non ha piaghe. Perché un uomo era a terra, il Samaritano lo rialzò. Perché la faccia di Gesù era sporca, Veronica la asciugò con un panno. Ora colui che non è caduto non sarà mai rialzato; e colui che non è sporco non sarà mai asciugato.  Le «persone oneste» non si lasciano bagnare dalla grazia”.

4. Nota bene

I farisei di ieri e di oggi credono di meritare la salvezza per le opere che hanno compiuto.

Non sanno aprire il cuore per domandare il dono di Dio.

5. Attenti.

La salvezza è grazia che scende su chi la invoca; su chi riconosce la propria miseria.

L’uomo può solo inchinarsi davanti a Dio e chiedere.

Chiedere senza pretendere. La preghiera è invocare Dio, tendere la mano e mendicare con umiltà.

6. Dipinti: Reni Guido: Pietro penitente. 1600 circa.

Pittore italiano, di Bologna,  fra i maggiori del Seicento.

La forza del pittore sta nell’alto senso della bellezza. I suoi dipinti sono delicatezza e grazia. Frequenta la  scuola di pittura fondata dai già famosi Carracci.

Qui mostra il suo talento tanto che viene riportato in un aneddoto;  Annibale disse a Ludovico Carracci:  non gl’insegnar tanto a costui, che un giorno ne saprà più di tutti noi. Non vedi tu come non mai contento, egli cerca cose nuove? Raccordati, Lodovico, che costui un giorno ti vuol far sospirare.

L’intensa raffigurazione trasmette il rimorso di Pietro attraverso gli occhi supplichevoli bagnati di lacrime e rivolti a Dio.

Non è il rispetto delle leggi che dà la salvezza ma l’umile domanda di chi cade in ginocchio e riconosce la propria fragilità come Pietro.

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