LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro della Sapienza.
Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».
Salmo Responsoriale
Rit: Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere, Signore,
e dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l’erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rafforza.
Seconda Lettura
Dalla lettera a Filèmone.
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù.
Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo.
Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.
Vangelo
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?
Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
RIFLESSIONE
1. Vangelo.
Gesù mette in guardia chi lo segue.“Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.”
Seguono due brevi parabole: quella della torre da costruire e quella di un re che parte in guerra contro un altro re.
Esse insegnano che è necessario valutare se vale la pena di avventurarsi in un’impresa.
Il detto finale chiede la forza della rinuncia per seguirlo: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
2. Riflettiamo
Seguire Cristo chiede la capacità di distacco dalle persone e dalle cose.
Seguirlo esige la rinuncia a tutto ciò che è di impedimento.
La rinuncia è “strapparsi da” per “andare a”.
Noi sentiamo più il doloroso strappo, che non la bellezza del tendere.
La rinuncia è il dinamismo più diffuso della vita.
Se voglio andare da Martina e incontro Chiara lungo la strada, cosa avviene? Poiché tutte le creature sono buone, se mi fermo a guardare Chiara, dimentico Martina. Devo strapparmi da Chiara per andare da Martina.
La rinuncia è la condizione perché l’uomo raggiunga il suo scopo.
La rinuncia è possibile se è chiaro lo scopo; se gusto la bellezza dello scopo.
Lo scopo è il punto finale del cammino; è il significato della vita.
3. S. Agostino è stato il massimo pensatore cristiano del primo millennio e uno dei più grandi geni dell’umanità. 400ca,
Scrisse:“Ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità”.
Noi seguiamo ciò che amiamo.
4. Attenti.
La nostra vita avanza per una passione, e la passione sgorga da una bellezza, dall’aver intravisto la bellezza del Vangelo.
Dipinto:
Filippo Mazzola (Parma, 1460 circa – 1505), c. 1500. pittore italiano. Cristo portacroce.

Il dipinto coglie in un primo piano quasi fotografico il volto sofferente di Cristo, evidenziando i dettagli della passione – le stille di sangue sulla fronte, le lacrime che rigano le gote, la bocca semiaperta– allo scopo di coinvolgere emotivamente chi guarda.

Cristo ha accettato il sacrificio per noi. Per la nostra felicità.
La rinuncia è per uno scopo.

Noi accettiamo la vita con tutti i suoi sacrifici perché tendiamo alla felicità.