LITURGIA DELLA PAROLA
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo? ”
Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinchè possiamo eseguirlo? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».
Salmo Responsoriale
Rit. : I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.
Vangelo
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?».
Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il tuo prossimo come te stesso».
Gli disse: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù:
«E chi è mio prossimo?».
Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre.
Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.
Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo:
“Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?».
Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui».
Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
RIFLESSIONE
Vangelo.
La parabola del Buon Samaritano.
Un dottore della Legge chiese a Gesù che cosa fare per avere la vita eterna. La risposta rimanda all’amore verso Dio e verso il prossimo.
Ma quello disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».
Gesù racconta la parabola del buon samaritano. Al termine della parabola domanda chi sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti: “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo … ?; il dottore della legge risponde: “Chi ha avuto compassione di lui”.
Gesù conclude: «Va’ e anche tu fa’ così».
Riflettiamo
Il samaritano ha dato il suo aiuto disinteressato e concreto. Si è mosso.
Dobbiamo uscire da noi stessi e guardare in faccia la sventura dell’uomo.
L’indifferenza ci rende insensibili; incapaci di cogliere il dolore, le lacrime, la solitudine.
Il malcapitato caduto nelle mani dei briganti ricorda gli sventurati che cadono nelle mani dei trafficanti di uomini. Vengono dal sud del mondo a cercare una vita nuova. Corrono pericoli grandi. Perdono tutto. Costretti a essere schiavi per una manciata di euro o a vendere il corpo sulle strade dei benpensanti.
Rischiano la vita … Il silenzio davanti all’uomo che soffre è colpevole.
don Tonino Bello (+1993) è stato un grande vescovo. E’ avviato il processo di beatificazione.
Nato nel Salento nel 1935 , nel più profondo e povero Sud della Puglia; morto a Molfetta nel 1993, la città dov’è stato vescovo per quasi 13 anni e dove al funerale un oceano di 60 mila persone ha invaso l’intero porto. Anche da vescovo si faceva chiamare semplicemente don Tonino.
Sin dagli esordi il ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere e da una costante attenzione agli ultimi. L’esperienza pastorale gli fa toccare con mano il lamento dei poveri, dei disadattati, degli ultimi.
… lasciò sempre aperti gli uffici dell’episcopio per chiunque volesse parlargli e anche per i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte; poveri, disadattati, barboni.
“Ricordiamoci che delle nostre parole dobbiamo rendere conto agli uomini. Ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio!”
(Fatti per essere felici. Pensieri per ogni giorno dell’anno, 2006; è una raccolta dei suoi pensieri). Alcune di queste frasi sono incise sulle rocce poste intorno alla tomba.
Attenti
Seguire Lui significa farsi servitori dei più deboli e indifesi perché Cristo si identifica con loro.
L’amore all’uomo è dono di sé.
Davanti all’uomo, ferito nel corpo e nello spirito, il cuore del buon samaritano ha un sussulto e si muove, si commuove. Se non c’è commozione non c’è carità.
Dipinti
Julius Schnorr von Carolsfeld è stato un pittore e incisore tedesco, XIX sec.
Incisione del buon Samaritano.

Dipinse scene ispirate a poemi e a leggende e quadri religiosi. Eseguì una serie di disegni per illustrare la Bibbia, 1860. L’immobile solennità delle pose conferisce un senso di distanza nel tempo.
Lungo la strada il Samaritano soccorre il malcapitato e sta curando le sue ferite. Sullo sfondo il sacerdote si allontana senza prestare soccorso al ferito.

Il samaritano incarna l’umanità vera; quella che ha compassione per l’uomo caduto in disgrazia.I cristiani sanno fermarsi davanti all’uomo caduto in disgrazia; hanno compassione e sono disponibili servire l’uomo che soffre.
