LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  
Dal libro del profeta Isaia

Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli, eserciti ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
“Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi”.

Salmo Responsoriale
Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.


Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Seconda Lettura 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza

di Cristo Gesù, mio Signore.

Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose

e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo

ed essere trovato in lui,  avendo come mia giustizia non quella derivante dalla legge,

ma quella che viene dalla fede in Cristo,  la giustizia che viene da Dio,

basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione,

la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte,

nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.

Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione;

ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato

da Cristo Gesù.

Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo:

dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte,

corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Acclamazione al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso.  Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli, sedette e si mise a insegnare loro.  

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. 
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.

Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti  per primo la pietra contro di lei».

E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più».

RIFLESSIONE

Vangelo

Quinta di Quaresima. Il vangelo del sacrificio.

Gli scribi e i farisei gli conducono una donna: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio”. La Legge di Mosè condannava l’adulterio con la pena di morte tramite la lapidazione. La sua parola smaschera la loro ipocrisia : «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

E tutti, dai più anziani ai più giovani, si allontanano.

Gesù resta solo con la donna peccatrice. Le dice: «Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più».

Riflettiamo.

Senza l’intervento di Gesù la donna sarebbe stata condannata ad una fine miserabile.

Il perdono è offerto alla donna nella chiarezza della verità. La donna è resa capace di guardare in avanti senza lasciarsi ricacciare in quel passato peccaminoso.

Il perdono offerto da Gesù domina su tutti i suoi peccati; essa trova in lui un amore che ha ancora fiducia in lei.

Conciso ed efficace sant’Agostino, Commento al vangelo di Giovanni, 416

 Agostino è stato il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto.

Agostino, quando arriva al punto in cui sulla scena restano soltanto Gesù e la donna, con l’essenzialità della lingua latina, dice: 

“Relicti sunt duo: misera et misericordia.”

Restano loro due, la misera e la misericordia.

Gesù non esige scuse. Condanna il peccato, non la peccatrice.

Gesù le dona una vita nuova e mostra di credere in un destino positivo per lei.

Attenti.

Gesù ama davvero quella donna perché ama il suo destino. La ama proiettandola sullo schermo dell’infinito.

Se tu vuoi bene veramente ad una donna, vai fino in fondo alla sua faccia: lì c’è la presenza di un Altro.

Se non vai fino in fondo, vuoi derubarla. 

Se vai fino in fondo a quel volto, sta sempre con te. Nelle ore e nei giorni che passano, sta sempre con te.

Se tu vuoi bene veramente ad una donna, non bloccarti su un particolare del suo aspetto: “ti amo per il nasino che hai”… e’ sproporzionato.

Tu vorresti fermarti ad ogni passo … a ogni particolare che ti attira … quel particolare ti dice: Fermati! Prendimi!

E’ bugia! Per amarla davvero, devi strapparti dall’istinto e andare fino in fondo a quel volto; fino alla verità della sua vita.

La verità è che non devi affermare il tuo istinto; tu vuoi arraffare la donna come l’avaro arraffa il denaro. Non devi afferrarla ma devi affermarla.

Questa capacità si chiama sacrificio.

Conclusione

Se vuoi costruire ci vuole il sacrificio.                                                                                                      

Pensate all’amore tra un uomo e una donna: è proprio la capacità di mortificazione che dà vita al rapporto, e libera questo rapporto dalla menzogna che porta alla morte, cioè alla fine del rapporto.

Perché il rapporto sia vero, ci vuole il sacrificio.

Se non c’è sacrificio non c’è verità: tenetelo a mente. 

(*Per i prossimi sposi): se vuoi che questo amore duri per sempre, devi inzupparlo di sacrificio; devi tagliare tutto ciò che non c’entra col volto della tua ragazza o del tuo ragazzo.

Si chiama fedeltà: figlia del sacrificio. 

Dipinti:

– Pablo Picasso, Margot (Prostituta con una mano sulla spalla), 1901. Museo Picasso di Barcellona.

Picasso in questo periodo rappresenta scene di vita notturna della Parigi di inizio secolo; un mondo affascinante e pieno di contraddizioni. Il fascino per la trasgressione e la voglia di divertirsi si mischiava spesso a solitudine, disagio e tristezza.

Margot, amica di Picasso, frequenta quel mondo. E’ simbolo della donna su cui tanti hanno cercato solo di soddisfare la loro passione, ma non l’hanno amata fino in fondo. Si sono fermati al suo corpo e le hanno rovinato la vita.

Il sacrificio di Cristo ha il potere di salvare ogni donna (ogni uomo) che ha smarrito la strada.

– Guido Reni, Testa di Cristo coronato di spine, 1630 circa, Detroit, Institute of Arts.

pittore italiano; fu esaltato dai contemporanei per l’armonia dei suoi dipinti. La forza del pittore sta nell’alto senso della bellezza.

Dalla nativa Bologna si trasferì a Roma. Durante gli anni trascorsi a Roma, nonostante il successo riscosso con le opere eseguite per la grande nobiltà e per il papa, il maestro non sopportava la fretta con la quale si doveva eseguire qualunque cosa e la mancanza di riguardo per la mente dell’artista che dirigeva la creazione e che veniva considerato poco più di un operaio prezzolato.
Per  trattenerlo nella capitale gli venne offerto il titolo di Cavaliere che Guido Reni rifiutò. Ritornò a Bologna e continua a lavorare a ritmo intenso per una clientela europea di altissimo rango.

Il sacrificio di Cristo è l’iniziativa di Dio per liberarci dalla morte.

Il sacrificio nostro è partecipare all’iniziativa di Dio.

 

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