LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro di Giosué
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Salmo Responsoriale
Rit.: Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Canto al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. Gloria e lode a te, o Cristo!
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “ Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sè e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi salariati”.
Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “ Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.
Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
RIFLESSIONE
Vangelo: Quarta di Quaresima. Domenica del perdono.
Parabola del padre misericordioso. Il figlio più giovane, presa la sua eredità, si allontanò da casa.Quando ebbe speso tutto, cominciò a trovarsi nel bisogno;ritornò in sé e disse: “Mi alzerò, andrò da mio padre”
Il Padre vide il figlio quando era ancora lontano, “gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. Per la gioia disse ai servi di preparare una festa.
Segue la parte più amara della parabola.
Il figlio maggiore si indignò, mosso da gelosia non voleva entrare in casa. Il padre lo supplica e lo invita a partecipare alla sua gioia per il figlio ritrovato: “tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Riflettiamo.
Cosa insegna la parabola?
E’immagine dell’umanità che ritorna a Dio dopo le deviazioni del peccato.
La parabola rivela la grandezza della bontà di Dio.
Heinrich Heine.
Uno dei maggiori poeti tedeschi. Nato da una stimata famiglia, ebraica. Si convertì al cristianesimo protestante. Passò poi a una concezione della vita sensualisticamente gioiosa, negando la fede cristiana ritenuta oscurantista; ma negli ultimi anni si riavvicinò alla religione.
Furono gli anni in cui si ammalò gravemente, immobilizzato tra penose sofferenze; ma non era spento in lui l’ultimo residuo di fede cristiana che emerse nell’ultimo istante della vita.
“Dio mi perdonerà: è il suo mestiere.” (17 Febbraio 1856 ).
Sono le ultime parole sul letto di morte, rivolte al prete che lo richiamava al pensiero della grazia di Dio, e gli faceva sperare di trovare presso di lui il perdono dei suoi peccati.
Non si era spenta la certezza della bontà di Dio sul fondo della sua coscienza.
Dio è misericordia verso colui che ha sbagliato ed ora ritorna.
Dio è perdono.
Attenti.
Cosa è il perdono?
Il perdono è la luminosa potenza con cui il Padre ricostruisce il destino delle sue creature a partire da quel permanente desiderio di bene di cui sono costituite.
Questo desiderio di bene attraversa tutti i disastri provocati dalla superbia umana.
Quando l’uomo cade nel peccato, questo desiderio di bene, genera un senso di colpa, il rimorso per il male commesso.
Il perdono è l’abbraccio del Padre che riprende l’uomo; è l’abbraccio che comunica una nuova vita.
N.B.
Il perdono è Cristo che si avvicina, poggia la mano sulla spalla e ti dice: “Sono qui. Non avere paura”.
Dipinto.
Pompeo Batoni, Il ritorno del figliol prodigo, 1773, Kunsthistorisches Museum, Vienna.
Pittore italiano del ‘700, ebbe fama internazionale.
L’abbraccio del padre, commosso, mentre accoglie il figlio che fa ritorno a casa, dopo aver sperperato tutta la sua parte del patrimonio.

La povertà è giunta fino alla nudità: il figlio non ha vestiti che gli coprano le spalle. La condizione di miseria del figlio contrasta con l’abbigliamento quasi regale del padre; il padre indossa un turbante di stoffe preziose e una collana d’oro che gli pende sul petto ed una fibbia con pietra preziosa che gli chiude il rosso mantello caldo foderato di pelliccia, simbologia del caldo abbraccio con cui il padre accoglie il figlio scapestrato.

Il padre è pieno di gioia ed offre il perdono al figlio tornato a casa.

Il figlio pentito è caduto in ginocchio e preme le mani giunte contro il volto, ancora timoroso di sollevare lo sguardo verso il magnanimo padre.

Il perdono è l’abbraccio del Padre che ricostruisce il volto delle sue creature a partire dal permanente desiderio di bene di cui è fatto il cuore dell’uomo.