LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 
 
Dal primo libro di Samuele

Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».

Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Salmo Responsoriale 

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
 

Beato chi abita nella tua casa:

senza fine canta le tue lodi.

Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio

e ha le tue vie nel suo cuore.
 

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,

porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,

guarda il volto del tuo consacrato.

Seconda Lettura 
 
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Pa­dre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi coman­damenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In que­sto conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

  
Vangelo 
 Dal vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

RIFLESSIONE

Celebriamo la Santa Famiglia.                                                                                                                  

Vangelo.

Il vangelo racconta lo smarrimento e il successivo ritrovamento di Gesù nel tempio.                                                                    

I genitori di Gesù ormai dodicenne si recano, come ogni anno, a Gerusalemme per la festa di Pasqua.                              

Non trovano più il ragazzo non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.  Dopo tre giorni avviene il ritrovamento; seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. Alla madre che gli chiede spiegazioni il ragazzo risponde: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Un colpo doloroso per Giuseppe; Gesù mostra di riconoscere un altro Padre.

Riflettiamo.

Maria e Giuseppe prendono coscienza che il figlio non è una loro proprietà, ma un dono che li riempie di gioia e di responsabilità; proteggere e custodire il bambino.

Maria e Giuseppe rischiano la vita, affrontando ogni disagio per amore del Bambino.

La loro vita fu dall’inizio un percorso doloroso.

Nota Bene

Uno che mette su famiglia lo fa perché desidera giorni felici: una donna, un figlio, una casa, un pane, un lavoro. Ma questo desiderio di felicità si scontra con i dolorosi passaggi della vita familiare: precarietà economica, mancanza di lavoro, la sfida dell’educazione dei figli.

C’è un sogno dei genitori: crescere un figlio ad immagine propria, obbediente; sogno che si infrange davanti ad una creatura in carne ed ossa.

Dal bambino che mitizza i genitori (papà è un gigante, mamma è l’angelo della casa) si passa all’adolescente ribelle e rumoroso con le sue espressioni sgradevoli.

La famiglia vive momenti critici, a volte un vero conflitto. (cfr. l’incomprensione).

Attenti.

La famiglia ha la dolorosa coscienza di non essere più capace come in passato di integrare l’individuo nella società. La famiglia nel passato garantiva protezione, calore e benessere economico, integrazione nella società. Oggi, essa, vede allentare la sua presa; non ha più la forza. Ci sono altre e più incisive agenzie educative.

Si pensi alla sottomissione alla TV , che ha presa sui grandi e sui piccoli (mamma TV); si pensi ai videogiochi. Ad amplificare il di­sa­gio l’uso di in­ter­net fuori dal campo di in­fluenza degli adulti.

Molti  genitori, incerti e disorientati, si sentono inadeguati davanti alle sfide educative. 

Anche le famiglie cristiane hanno perso quasi del tutto la capacità di trasmettere la fede alle nuove generazioni. Hanno ripetuto le formule della religione, ma con la vita hanno cercato altro. Non sono state più credibili; i figli hanno trovato i modelli di vita altrove.

Le parole, da sole, senza la testimonianza di una vita, non educano nessuno.

Dobbiamo ripartire dalla sfida educativa. Dobbiamo riscoprire l’entusiasmo per questa missione.

Bisogna ascoltare i figli che vivono di musica e di sport. L’ascolto è il primo passo di un cammino educativo. Il figlio deve sentirsi amato e deve sentire che l’impegno educativo dei genitori non fa parte di un freddo progetto di sviluppo, ma di un amore che l’adulto comunica a lui. 

Dipinto:

Juan Simón Gutiérrez, Sacra famiglia, 1680.

Pittore spagnolo. Si trasferisce a Siviglia dove conobbe e studiò sotto Bartolomé Esteban Murillo, come dimostrano le sue opere conosciute, strettamente dipendenti dai modelli del maestro.

L’arte del Murillo gli aveva rapito il cuore, con la sua dolce vena poetica. 

Il bambino Gesù è il centro del dipinto delicatamente protetto di suoi genitori.La famiglia di Nazaret attraversa prove dolorose; essa diventa un invito per le nostre famiglie provate e secolarizzate ad affidarsi al disegno di Dio.

SEZIONE FANCIULLI

Duo di zampogne