LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro del profeta Michea
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Salmo Responsoriale
Rit.: Signore, fa’ splendere il tuo volto
e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda Lettura
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia. Alleluia. Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola. Alleluia
Vangelo
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città
di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
RIFLESSIONE
Vangelo
Quarta di Avvento. Il vangelo racconta la visita di Maria a Elisabetta.
Maria ha appena accolto l’annuncio dell’angelo – darà alla luce un bambino; si è messa in cammino per aiutare Elisabetta; anche lei aspetta un bambino e ha certo bisogno di aiuto; lo fa con sollecitudine e con disponibilità. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap¬pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam¬bino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta loda lei e il frutto del suo grembo, il bambino Gesù:”Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”
Poi confessa che al saluto di Maria:“… il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”. Giovanni, che è nel seno di sua madre, partecipa alla gioia delle due mamme e sussulta.Riflettiamo.
L’inizio della storia che ci investe è pieno di gioia.
Le due donne hanno accolto con entusiasmo il dono di Dio.
Sono due donne visitate da Dio: una giovane ragazza e una donna avanti negli anni.
Il cristianesimo inizia in un clima di amicizia gioiosa.
Pensiamo alle nostre giornate …
Ci sono giorni in cui vediamo spalancarsi davanti il vuoto sterminato delle ore. Ogni giorno che passa ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze.
La vita sembra affondare nel pantano delle solite cose.
Le giornate passano spietatamente senza che nulla accade.
Cesare Pavese, Lo steddazzu, 1935. Nel 1935 Pavese fu arrestato perché coinvolto in attività antifasciste. Venne condannato al confino a Brancaleone Calabro, piccolo paese nel sud Italia.
Qui compose Lo steddazzu, nell’inverno 1935.
Durante il confino, nella solitudine, si interroga sul significato dell’esistenza. Si sofferma sul carattere ripetitivo e senza veri avvenimenti della vita; anche i fenomeni naturali che indicano il trascorrere del tempo, sono ripetitivi e sempre uguali, senza speranza. Pavese si domanda se vale la pena di vivere un’altra giornata uguale alle precedenti senza nulla di nuovo.
“Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà”.
Questa poesia descrive la monotonia della vita; un ciclo sterile di albe e tramonti.
Pavese è il desolato testimone di una vita fatta di ore grigie e noiose.Attenti.
Dal fondo di queste ore si fa spazio l’attesa di un evento che riempia il tempo e travolga la noia.
L’avvenimento cristiano – Dio fatto uomo – è la novità della vita. E’ qualcosa che non c’è mai stato prima. La novità – pensiamo alle due mamme – è accolta con gioiosa disponibilità.
Nota Bene.
Anche noi siamo chiamati ad accogliere il mistero con gioiosa disponibilità.
Il Natale è tempo di accoglienza.
Natale è accogliere Cristo e, in Lui, i fratelli.
In un mondo in cui si leva il grido dei dannati della terra, e in cui viene soffocata la voce dei clochard morti per freddo, dei rifugiati e dei migranti che scappano dalla disperazione …
i cristiani sono chiamati ad essere testimoni dell’accoglienza e della condivisione.
Il Natale diventa tempo di accoglienza se si traduce nelle opere di misericordia.
Tempo di accoglienza di coloro che hanno fame, sete, sono forestieri, nudi, malati, prigionieri, profughi …
Dipinto
Dipinto: Massimo Stanzione, Vergine con Bambino. Collezione privata.
Pittore della scuola napoletana del Seicento; detto Cavaliere Massimo.
( sono dedicate a lui due strade al Vomero: Via Massimo Stanzione e via Annella di Massimo)

La luce illumina i volti del Bambino e della Vergine che si china con dolcezza intensa. L’armonia delle forme e dei corpi crea un’atmosfera di preghiera e poesia.

Il Cristianesimo è un Fatto. Dio è entrato nella storia come tutti gli uomini: come un bambino dal seno di sua madre.
Accogliamo il Mistero che si è reso familiare a noi.
Alla fine: J. S. Bach: Cantata BWV 147, Corale: Jesus bleibet meine Freude, (Gesù rimane la mia gioia); canzone di Natale popolare. (H747)
Lo ascoltiamo mentre fissiamo lo sguardo su questo bellissimo dipinto.