LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal libro del profeta Geremìa 
Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. R.
 
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. R.
 
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.
 
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.

Seconda Lettura

Dalla lettera agli Ebrei 
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».
Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia. Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo. Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Marco 
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Parola del Signore.

RIFLESSIONE

Vangelo.

La guarigione del cieco di Gerico.

Gesù sta uscendo dalla città di Gerico. Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Accortosi che passava Gesù Nazareno cominciò a gridare e gli disse:«Rabbunì, che io veda di nuovo!»

Gesù esaudisce la richiesta del cieco: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.  

Riflettiamo.

Il cieco riacquista la vista e riceve anche il dono della fede. Riconosce Gesù e lo segue.

Inizia un’altra vita.

Il cieco di Gerico è il simbolo della condizione umana; è immagine dell’umanità che brancola nel buio. Si può essere ciechi cioè incapaci di vedere la luce ma anche perché incapaci di  cogliere la verità.

Gli occhi non vedono le cose; l’intelligenza non riconosce la verità.

Giovanni Pascoli. “Il cieco, dai Primi Poemetti, 1904 èconsiderato il più bello dell’intera  raccolta.

Un mendicante cieco guidato da un cane: l’uomo dentro la realtà guidato dal suo istinto. E’ naturalmente rivolto a capire la realtà. Ma ad un certo punto, l’istinto non è più capace : il cane è morto. L’uomo rimane solo di fronte al mistero della vita.

E qui nasce l’invocazione a un misterioso Tu; ma non ottiene risposta.  

«Donde venni non so; né dove io vada

saper m’è dato.

….

«Ma forse uno m’ascolta; uno mi vede, / invisibile. Sé dentro sé cela. Sogghigni? piangi? m’ami? Odii? Siede / in faccia a me.

Chi che tu sia, rivela / chi sei: dimmi se il cuor ti si compiace / o si compiange della mia querela ! egli mi guarda immobilmente, e tace!».

Questo Tu misterioso non risponde, tace «immobilmente».

Pascoli vuole trovare un senso a questa vita dell’uomo (viaggio cosmico)  e cerca di rintracciarlo in Dio. Ma la ricerca di Dio si rivela vana. 

Attenti

Il cieco di Pascoli  è simbolo dell’intera umanità, cieca di fronte al mistero della vita.

Come il cieco, anche l’umanità non sa da dove è venuta e non sa dove andrà a finire.

Nota bene.                                                                                                                                                          

Cristo è la luce della verità che strappa l’uomo dal buio della vita.

Noi abbiamo la capacità di entrare nel reale e di conoscere tutti i suoi fattori, ma siccome noi siamo poveretti, ci fermiamo su alcuni particolari. Crediamo che quel particolare sia la verità totale. E invece è solo un atomo di verità. Poi un giorno accade di incontrare Uno che ci fa entrare nel reale in un modo che non pensavamo esistesse. Ci introduce alla totalità del reale. E allora siamo in grado di riconoscere la verità. Cosa avviene seguendo quell’Uomo? 

La fede dona all’uomo di vedere quello che prima non riusciva a vedere.

L’incontro con Cristo ci rende capaci di vedere oltre gli occhi della carne.

Per questo il cristiano può dire a chi non ha fede:

Io vedo tutto quello che vedi tu, tu non vedi tutto quello che vedo io.

(pensate a un bambino del Cottolengo; storpio e deficiente, rantolante in un letto; per chi non crede è una povera carne dolorante; forse si potrebbe anche alleviare il dolore, facilitandone la morte. Tu che sei cristiano, vedi una creatura di Dio; ha un valore infinito …)

Dipinto:                                                                                                                                             –

Arcabas, il miracolo del cieco guarito.

Pseudonimo di Jean-Marie Pirot. Artista francese, +2018, presente nelle collezioni pubbliche e private più prestigiose di tutto il mondo. Trae la sua principale fonte d’ispirazione dalla Bibbia. La sua pittura è fortemente espressiva e segnata dalla forza dei colori.

Le mani del cieco sono giunte per invocare. 

Le mani di Gesù sono circondate di luce, la stessa luce che riempie gli occhi del cieco; la bocca del cieco è aperta a esprimere stupore.

Arcabas, uomo credente, propone attraverso questo dipinto, una specie di autoritratto. È lui il cieco che ora, pieno di stupore, vede, e invita a lasciarsi toccare dalle mani luminose di Gesù per giungere a vedere la realtà in modo nuovo, a stupirsi di essa come di fronte a qualcosa di meraviglioso, perché abitato dal mistero”.

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