LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro del profeta Geremìa
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore – : porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
R. Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. R.
Seconda Lettura
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Parola del Signore
RIFLESSIONE
Quinta di Quaresima: E’ la domenica del sacrificio.
Vangelo
Alcuni greci desideravano vedere Gesù; si avvicinarono a Filippo e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo e Andrea andarono a dirlo a Gesù.
Gesù coglie l’occasione per illuminare il senso della sua vita e della sua morte con una miniparabola presa dal mondo agricolo del suo tempo; “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.”
Riflettiamo.
La storia di un seme è semplice: nel terreno sembra morire ma diventerà una spiga fiammeggiante.
Cristo è il seme che muore per portare molto frutto. Come un seme gettato nella terra, si è immerso nella nostra umanità. Si è annientato per portare frutto.
La parabola insegna che Il sacrificio è la misteriosa condizione per portare frutto. Sembra un morire ed invece nasce la vita. E’ l’esperienza quotidiana che facciamo per prendere una laurea, per riuscire in un lavoro, per amare la persona cara, per raggiungere uno scopo.
Nota Bene.
Il sacrificio appare una cosa contraria alla natura. Naturalmente l’uomo non cerca il sacrificio. Il sacrificio col suo carico di dolore è incomprensibile e appare un’ingiustizia.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere: diario (1935-1950) è un diario nel quale l’autore annota, sotto forma di appunti frammentari, i suoi pensieri e le sue sensazioni. Iniziato dall’autore mentre era al confino di Brancaleone Calabro e continuato fino alla sua morte costituisce la sua autobiografia.
“Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce …” (30 ottobre 1940)
Per Pavese, il sacrificio è inconcepibile (bestiale).
Attenti.
A che serve il sacrificio? Sembra incomprensibile. Cristo rivela il significato misteriosamente positivo del sacrificio.
Se vuoi costruire ci vuole il sacrificio.
Pensate all’amore tra un uomo e una donna: è proprio la capacità di mortificazione che dà vita al rapporto, e libera questo rapporto dalla menzogna che porta alla morte, cioè alla fine del rapporto.
Perché il rapporto sia vero, ci vuole il sacrificio.
Se non c’è sacrificio non c’è verità: tenetelo a mente.
se vuoi che questo amore duri per sempre, devi inzupparlo di sacrificio; devi tagliare tutto ciò che non c’entra col volto della tua ragazza o del tuo ragazzo.
Si chiama fedeltà: figlia del sacrificio.
Dipinto:
Bernard van Orley, Trittico Hanneton. Pannello centrale: Sepoltura di Cristo.

Il più importante pittore fiammingo del XVI sec. a Bruxelles.
Il corpo di Cristo, con gli occhi chiusi e drammaticamente abbandonato alla morte, è il centro dell’intera tragedia.

La Vergine e una pia donna chine su Gesù senza vita, pochi istanti prima della sua sepoltura. Sui volti rigati dalle lacrime le loro espressioni dolorose.

Tutta la realtà segue un disegno che sembra un’umiliazione, invece è per la vita; come un seme che sembra morire e invece sarà una spiga fiammeggiante.
Ascoltiamo un minuto J. S. Bach: Passione secondo S. Matteo BWV 244 – Corale Con lacrime ti seppelliamo del 1729. H 750. Musica che esprime il dolore straziante dei discepoli.