LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal libro di Giobbe
Giobbe parlò e disse: «L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
R. Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele. R.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome. R.

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi. R.

Seconda Lettura

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
Parola di Dio

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia. Cristo ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore

RIFLESSIONE

… andò nella casa di Simone. La suocera di Simone era a letto con la febbre … si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano.

Opera la prima guarigione; senza cerimonie particolari, senza riti o formule magiche.

Allora gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta.    La popolarità di Gesù era già grande.

Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni, …

Al mattino presto  … uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava; cerca un momento di raccoglimento in disparte. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!».

Riflettiamo.

Lo cercavano tutti coloro che erano prigionieri del male e delle malattie.

Anche oggi l’uomo vive segnato dalla malattia.

La malattia è un limite che contrasta con il mito dell’eterna giovinezza (bellezza e prestanza fisica).

L’uomo cerca di superare con la tecnica i limiti della natura umana. Questa società, orgogliosa e tecnologica, non accetta la malattia che è segno della nostra finitezza.

Nella malattia si tocca la propria fragilità; si scopre la propria misura.

Chi è passato per l’ospedale Pascale o per la sala di rianimazione del Santobono, lo sa.

Il covid-19 ci ha gettato nella paura; … nascosti dietro una mascherina. Dov’è il baldanzoso protagonista del terzo millennio?

Questa condizione dell’uomo segnato dalla malattia è la tesi del romanzo di Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923. 

Il romanzo è la confessione di Zeno Cosini, scritta per aiutare il suo psicanalista a curarlo. Zeno Cosini si sente  “malato” ed è sempre in cerca di una guarigione dal suo malessere … le nevrosi di cui è affetto.

 Zeno è debole,  “inetto”, un uomo inadeguato di fronte alla vita. (Ogni volta che prova a smettere di fumare, Zeno decide di fumare “un’ultima sigaretta” ma non riesce a smettere).

Questa “inettitudine”, egli la sente come sintomo di una malattia.

Si affida alle cure di un medico ma senza ricavare altro che la stesura di un libro autobiografico.

Quando Zeno, grazie al procedimento psicoanalitico, prende coscienza delle sue imperfezioni, scoprirà che tutta la società è malata. Il genere umano è spersonalizzato da una società industriale che pensa solo ai profitti e che ha rinnegato ogni valore (pensate alle vaccinazioni).

Una civiltà malata la cui vita attuale è inquinata alle radici.

Scrive: ”La vita somiglia un poco alla malattia  …  A differenza delle altre malattie la vita è     sempre mortale.   … Qualunque sforzo di darci la salute è vano”.

“L’uomo è malato”, sostiene Svevo. L’uomo non può essere sano perché malato alla radice.                                                                                                             

Attenti.

Per l’uomo ammalato c’è una bella notizia. Il Mistero non ha lasciato l’uomo solo. Il Signore è vicino, tende la mano e si prende cura di lui.

Egli pone dei segni – ci tocca – per ricondurci a Dio: non solo per guarirci, ma per salvarci. Sono i miracoli; avvenimenti attraverso cui Dio richiama l’uomo perché questi si accorga della sua Realtà.

Un modo con cui Egli impone la sua Presenza.

Dipinto:

– Pablo Picasso, Madre con bambino malato, 1903, (Barcellona, Museo Picasso).

Il blu di Picasso è un colore freddo che rende i corpi lividi; egli rappresenta un’umanità oppressa e senza speranza: malati, poveri, reietti…

Nella malattia gli uomini sperimentano il limite e cercano aiuto.

Cercano Lui … Anche i potenti lo cercavano …

– Giotto, La cattura, 1304-06, Cappella Scrovegni. 

E’ notte, le torce risplendono contro l’azzurro del cielo. Giunge una folla armata di spade e bastoni. Gesù è tradito dal bacio di Giuda.  

(NB. Diversamente da Picasso, il blu di Giotto è il segno del divino; blu è il cielo. Tutte le scene della cappella degli Scrovegni sono avvolte in un cielo blu, cioè nel grande abbraccio della tenerezza di Dio. La stessa volta della chiesa è interamente blu; costò un occhio della testa al committente banchiere Scrovegni; egli in tale offerta voleva scontare il peccato di usura. Giotto è il primo ad usare il blu, materiale costosissimo che proveniva dall’oriente).

La popolarità di Gesù era grande.

La gente lo cercava per essere guarita dalle malattie.

Anche i potenti lo cercavano perché quell’uomo diventava ogni giorno sempre più pericoloso.

Metteva in discussione il potere religioso e quello politico. I potenti, terrorizzati, non tollerarono e lo cercarono … per ucciderlo.

SEZIONE FANCIULLI

Veniamo all’incontro con Te