Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.]
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
RIFLESSIONE
La parabola è un invito alla responsabilità nell’attesa della fine. Non si vive nella pigrizia inoperosa.
Cosa fare nell’attesa della fine? Dipende da quale immagine abbiamo della fine della storia.
La fine della storia può essere immaginata come un precipitare verso il nulla.
José Saramago, La caverna (A caverna) 2001, romanzo del poeta e drammaturgo portoghese; ateo, Premio Nobel (1998). + 2010.
Siamo davanti a una gelida parabola della concezione della vita umana.
Cipriano Algor è un vasaio; un giorno però è rifiutata metà della fornitura di vasellame. Cipriano cambia prodotto: anziché vasellame, decide di vendere statuine; ma una telefonata gli comunica che anche le statuine resteranno invendute a causa dei capricci del mercato.
Il protagonista prende le statuette difettose e quelle perfette elaborate con la creta e le espone alla pioggia così che si sciolgano e si dissolvano in fango e polvere.
“Cipriano Algor entrò nella fornace e prese dagli scaffali le statuette difettose che aveva radunato lì. Le riunì alle loro sorelle ben fatte e sane: con la pioggia si trasformeranno in fango, e poi in polvere quando il sole le asciugherà. Ma questo è il destino di ognuno di noi.”
Così sarà per donne e uomini sani e malati, intelligenti e stupidi.
È la scena amara che suggella il romanzo.
Tanti concepiscono così l’approdo ultimo dell’esistenza: una dissoluzione nel baratro del nulla, come dal nulla siamo venuti.
Non c’è nessuna mano di Dio a plasmarci all’inizio e nessuna mano a raccoglierci alla fine.
Attenti
Cosa fare nell’attesa? Incombe sull’uomo un destino tragico?
Se il destino finale è un dissolversi nel nulla, l’uomo perde la voglia di costruire.
Non capisce il senso del lavoro; non vale la pena di lavorare per nulla.
Nota Bene
La fine della storia coincide col Suo ritorno. Nell’attesa del Suo ritorno, vivremo la vita come impegno, come lavoro.
La certezza del Suo ritorno ci rende operosi, costruttori di storia, protagonisti nel mondo.
Dipinti:
Antonello da Messina, Salvator Mundi, 1465. National Gallery, London
Massimo esponente della pittura siciliana del XV secolo. La sua è una pittura estremamente dolce e umana.

Al centro del dipinto la figura di Cristo è posta frontalmente; ha capelli lunghi e una leggera barba. La mano destra è in avanti in segno di benedizione. Infine, sul parapetto è dipinto un foglietto segnato da due pieghe con la data dell’esecuzione.
… Lui tornerà alla fine della storia.

L’attesa della sua venuta è la grande avventura della vita umana.
Il suo ritorno libera dal sentimento dell’inutile e ci fa costruire nella forza della speranza.

( in sottofondo, L’aria sulla 4^ corda di Bach, H 098;
Sigla di quark; Si tratta dell’Aria sulla quarta corda Bach nell’arrangiamento degli Swingle Singers. La scelta fu di Piero Angela che aveva assistito a un loro concerto e ne era rimasto colpito, essendo Bach il suo autore classico preferito. Le note possono descrivere il cammino dell’uomo …; la vita come ricerca, come impegno come lavoro).
SEZIONE FANCIULLI
Nuova terra nascerà di Giosy Cento
Sai i bambini come sono: tanto amore e fantasia,
è la vera poesia che sa tutto della vita.
Poi un giorno all’improvviso:
“Senti un po’, maestra mia,
questo mondo come mai va così, va così male?”
Tutto il mondo dove va? Il Signore lui lo sa.
Nuova terra nascerā, cieli nuovi in libertā. (2v)
Tu lo sai ragazzo mio che per fare un mondo nuovo
è venuto sulla terra un bambino che era Dio.
Ha donato la sua vita perché fossimo fratelli,
anche noi collaboriamo con la vita, con l’amore.
Questa storia che viviamo è guidata dal Signore,
dalla sua misericordia e dal suo eterno amore.
Dentro l’acqua siamo immersi ed un seme e vita nuova
ci è donata e camminiamo da risorti insieme a lui.