Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Parola del Signore

Riflettiamo

Nelle parole del Vangelo si prefigura il Mistero della Trinità. Il vangelo racconta non solo la storia di Gesù, ma la Storia del Padre, del Figlio e dello Spirito.

La chiesa dei primi secoli, per dire la presenza dei Tre nell’unico Dio, ha adoperato il termine Trinità; il termine vuole dire la presenza dei tre senza dimenticare l’unità fondamentale.

Un momento … Cosa si può dire della Trinità?

Il mistero della Trinità è l’Uno Assoluto ed insieme è Comunione.

C’è un solo Dio; non è un’unità monolitica, ma l’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito.

Il Mistero è Comunione.

Attenti

Possiamo capire (non tutto) meglio la nostra vita a partire dalla verità del Mistero.

La cultura dominante e il potere favoriscono un’immagine di uomo privo di legami.

Un Io slegato e fluttuante, in una società liquida, in balia delle emozioni.

L’Io è definito solo da una sete di affermazione di sé.

Anche la pubblicità insiste pervicacemente sull’Io. La politica stessa si affida in modo esasperato all’immagine del leader. Si insiste sull’io perché sono ormai poche le cose in comune; ciascun individuo, sentendosi isolato, si affida al proprio Io.

L’esito dell’esasperata affermazione dell’io è un mondo diviso.

Il Mistero della Trinità rivela che l’uomo è fatto per la comunione. L’uomo è fatto per la comunione perché è fatto a immagine di Dio.

L’uomo è un essere socievole.

E’vero che gli uomini si raggruppano anche per interesse, per trarre vantaggi ma vivere insieme non è solo dettato da esigenze materiali; anche se l’uomo avesse tutto ciò di cui ha bisogno tenderebbe lo stesso a vivere insieme ad altri. L’uomo è intimamente sociale per la struttura stessa del suo essere.

Già  Seneca diceva che l’uomo è un animale socievole: 

L’uomo è un animale sociale, le persone non sono fatte per stare da sole”. (De clementia, I, 3, 2).

Lucio Anneo Seneca è stato un filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano del I sec..

Fu maestro del giovane Nerone e quando Nerone sale al trono restò il più autorevole e ascoltato consigliere del principe, e pur senza assumere cariche pubbliche, fu in realtà il vero regolatore della politica imperiale (molti atti del principato neroniano risentono dell’influsso di Seneca: è il cosiddetto periodo del “buon governo”); poi fu accusato di complicità nella congiura contro Nerone; ricevuto l’ordine di uccidersi, dimostrò effettivamente nel suo ultimo giorno di saper sfidare quella morte che egli aveva dichiarato di attendere con serenità in tutti i giorni della sua vita.

Il De clementia è un  trattato di carattere etico-politico; al tempo in cui Seneca era a fianco di Nerone.

L’opera è indirizzata a Nerone, da poco divenuto imperatore. Seneca ne elogia la moderazione; non mette in discussione il potere assoluto di origine divina dell’imperatore; ma deve svolgere questo compito senza far sentire il peso del potere.

 Nota Bene.

L’uomo scopre che è fatto per la comunione quando entra in una compagnia.

Nel vivere un’esperienza di relazione l’uomo scopre che la sua natura più profonda è vivere  in comunione. Scopre di essere fatto per la comunione come scopre un bel paesaggio: tu non lo hai mai visto, ma quando sta sotto i tuoi occhi ti colpisce, scopri una realtà meravigliosa.

Concludendo …

L’uomo, creato a immagine di Dio, è fatto per la comunione.

L’io solitario è un io perduto.

Dipinti.

Pierre-Auguste Renoir, Ballo a Bougival, 1883, Museum of Fine Arts di Boston .

(Bougival è un comune francese)

Pittore francese, considerato uno tra i massimi esponenti dell’Impressionismo.

Il dipinto offre uno spaccato della societa’ francese del diciannovesimo secolo; un’occasione di divertimento: un giovane che balla con ardore con una ragazza tra i tavoli di un locale.

Qui l’artista rende in modo vibrante la dinamicità e il moto che anima le figure danzanti.

Uomini e donne condividono il piacere di incontrarsi.

L’uomo sente l’esigenza di realizzarsi in una compagnia in cui ritrova se stesso.

–  Hendrick van Balen, Trinità; 1620, Anversa.

Pittore fiammingo.

E’ nel mistero della Trinità la radice del fatto che l’io non è stato creato per essere solo.

Alla fine H719, Preludio Te Deum, Charpentier

E’ una lode alla Trinità.

(È una delle composizioni maggiormente conosciute di questo autore. Di essa è noto in particolare l’incipit del preludio, utilizzato come sigla iniziale e finale di tutti i programmi televisivi e radiofonici trasmessi in Eurovisione)

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Francesco Vai