Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Parola del Signore.
Riflettiamo
L’annuncio che presto se ne sarebbe andato rende tristi i discepoli.
Avevano paura di essere lasciati soli.
La paura dei discepoli di restare soli è la paura di ogni uomo che prima o poi si trova solo davanti al suo destino. … le lacerazioni affettive, la malattia, la morte, la perdita del lavoro, le ingiustizie, … La solitudine è la condizione dell’uomo nel mondo.
Cesare Pavese, La casa in collina, 1949.
Siamo al tempo del secondo conflitto mondiale e della Resistenza. Alla fine del romanzo Corrado, protagonista del romanzo, incappa in un’imboscata partigiana e la vista dei cadaveri dei fascisti gli suggerisce amare riflessioni sul senso della guerra e dell’esistenza umana.
Corrado, il protagonista narratore, rappresenta l’ineluttabilità della solitudine:
“Succede a tutti -continuai- Si passano insieme dei mesi, degli anni, poi succede. Si perde un appuntamento, si cambia casa, e uno che vedevi tutti i giorni non sai nemmeno più chi sia. Tutti un bel giorno siamo soli. (…) Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli”.
Pavese segnala un’ultima, invincibile solitudine che vige nel cuore di ogni uomo.
La solitudine genera la paura.
Attenti.
Come vincere la solitudine e la paura?
Fino ad un certo punto la comunità o il grande amico ti aiutano a superare la solitudine e la paura;
oltre un certo livello, davanti alla malattia, alla morte …, neanche il grande amico o la comunità ti possono aiutare. Ad un certo punto, neanche più tua madre o tuo padre, e neanche il tuo migliore amico. Ad un certo punto tutti cedono, tutti siamo travolti dalla paura, … come accadde ai discepoli. … … Ci vuole un’altra cosa.
Nota Bene
Lo Spirito mandato nel mondo dal Padre rende l’uomo battezzato capace di stabilire un legame così possente con Cristo più forte di ogni paura e di ogni solitudine.
Lo Spirito Consolatore è lo Spirito del Risorto, promesso da Cristo e mandato nel mondo.
Egli vince ogni paura.
Dipinto:
Vincent van Gogh, Vecchio che soffre, 1890, Otterlo.

Un uomo seduto, chinato in avanti, si copre il viso con i pugni.
Il dipinto è espressione dello stato d’animo dell’artista.
Van Gogh era un uomo dalla salute mentale precaria e subì diversi ricoveri in ospedale psichiatrico.
Realizzato in un periodo di convalescenza dopo una grave ricaduta dello stato di salute mentale e a pochi mesi dalla sua morte per una ferita da arma da fuoco, probabilmente autoinflitta.

Attraverso la pittura esprimeva il disagio e la sofferenza della propria vita.
I colori scuri, blu e marrone, trasmettono un senso di tristezza e di solitudine.
– Pompeo Girolamo Batoni, Dio Padre.

pittore italiano del ‘700, ebbe fama internazionale.
La colomba dello Spirito Santo (inviato dal Padre) è uno dei simboli più diffusi nell’iconografia cristiana. Fin quasi dagli albori del Cristianesimo la colomba, che ha una natura dolce e mite, è simbolo di purezza e innocenza, e ha poi rappresentato l’intervento divino.
I primi cristiani erano consapevoli di aver ricevuto un dono (lo Spirito) che dava una sicurezza di vita capace di emergere davanti a qualsiasi avversità; capace di vincere ogni solitudine.
Musica
Chopin – Studio Op. 10 No. 3 (Tristezza)
Noi sentiamo la nostra tristezza meglio espressa dai ritmi di Chopin che neanche se noi stessi ci mettessimo ad articolare note o parole sull’argomento.
Appena inizia la musica di Chopin, taciamo, perché lui esprime la tristezza che ci accomuna molto meglio di quello che noi possiamo fischiettare.
Ecco il genio. Gli uomini si sentono espressi dalla sua creatività.